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Tra le vie di Firenze del Quattrocento e del Cinquecento, i gatti non erano solo animali domestici: vivevano nelle botteghe artigiane, nei cortili, nei palazzi, e anche nei luoghi religiosi. Oltre alla loro utilità nel tenere lontani i roditori, erano parte della quotidianità, spesso accoccolati accanto ai camini o ai tavoli da lavoro. Non era raro che artisti, letterati o filosofi del tempo paragonassero il comportamento del gatto alla figura dell’intellettuale: silenzioso, indipendente, selettivo. Il gatto divenne così, silenziosamente, una piccola icona del pensiero libero e della bellezza naturale.