Riepilogo carrello
Il tuo carrello è vuoto
Prodotti nel carrello: 0
Totale prodotti: € 0,00
Riepilogo carrello
Il tuo carrello è vuoto
Prodotti nel carrello: 0
Totale prodotti: € 0,00
Il luogo dove avviene il trattamento della pelle si chiama conceria, che deriva proprio dal processo di lavorazione: la concia. La concia della pelle è una pratica fra le più antiche, utilizzata dall’uomo fin dalla preistoria.
Nata come esigenza e divenuta mestiere durante il Medioevo, la concia è infatti un’arte storica, indispensabile per rendere la pelle imputrescibile e quindi utilizzabile dall’uomo. Il suo scopo è quello di rendere la pelle morbida, impermeabile, elastica e resistente nel tempo.
Da subito l’uomo si è accorto che l’applicazione di grasso animale o vegetale disinnesca il processo di decomposizione. Nel corso degli anni poi, le tecniche si sono evolute, aggiungendo materiali naturali in acqua come ad esempio la corteccia, le foglie e le bacche, che rendono la pelle morbida e robusta.
L’Italia è una delle nazioni più sviluppate e competenti nella lavorazione e nella concia della pelle, tanto che l’industria conciaria italiana è considerata un’eccellenza, rappresentando il 17% dell’intera industria mondiale.
La pelle di ogni animale è composta da tre strati principali: l’epidermide, il derma e lo strato sottocutaneo. Essendo la parte più esterna della pelle, l’epidermide viene solitamente eliminata, non giungendo al processo di concia.
Il derma invece, detto anche corio, rappresenta l’85% dello spessore totale della pelle e per questo motivo è la parte più adatta alla concia. Vi è poi lo strato papillare, meglio conosciuto come fiore o grana, che compone circa un quarto dello spessore del derma e che è considerata la parte più pregiata grazie alle fibre di collagene più compatte.
Lo spessore della pelle dipende dalla zona del corpo dell’animale e il cosiddetto groppone è considerata la parte più pregiata, essendo la più spessa e quella con la struttura fibrosa più omogenea.
Lo strato sottocutaneo infine, detto anche strato adiposo, è composto da tutto il tessuto non eliminato dalla scuoiatura, il quale contiene un’enorme quantità di grasso. È proprio per questo motivo, che anche questo strato viene eliminato prima di passare alle fasi della concia.
Le fasi che precedono la concia della pelle
Le fasi principali che precedono la concia della pelle sono: il rinverdimento, il calcinaio, la depilazione, la scarnatura, la spaccatura, la decalcinazione, la macerazione e il piclaggio.
In questa fase lo scopo è quello di reidratare la pelle al suo stato originale, naturale, restituendole l’acqua persa e facendola tornare morbida e lavorabile. Qua vengono inoltre rimossi tutti i residui e lo sporco eventuale. Una volta finito, le pelli vengono scolate e pesate.
Il calcinaio serve principalmente per liberare la pelle dall’epidermide e dallo strato adiposo. Immergendo le pelli all’interno di un bottale contenete calce, inoltre, la struttura del derma muta leggermente, predisponendosi a una più facile assunzione della sostanze concianti.
Come si può banalmente intuire dal nome, lo scopo della depilazione è quello di rimuovere il pelo e di recuperare eventuale lana. Si tratta di un processo eseguito a mano o tramite l’utilizzo di un’apposita macchina detta “a depilare”.
La scarnatura è impiegata per pulire e rimuovere i residui di carne che sono rimasti attaccati. Per una maggiore efficacia, questa fase viene ripetuta più volte durante il processo produttivo, e può essere eseguita a mano o tramite macchine con cilindri a scarnare.
La spaccatura delle pelle serve invece per ridurre o rendere omogeneo lo spessore totale a seconda dalle esigenze del prodotto da realizzare. Va detto che quest’operazione può essere realizzata anche successivamente alla concia, prima di montare l’oggetto finale.
Come si evince dal titolo, quest’operazione ha il compito di rimuovere la calce incorporata nella precedente fase di calcinaio. Per ottenere il miglior risultato possibile, la pelle viene messa in movimento all’interno di un bottale.
Infine la macerazione mira a completare l’azione di pulizia del fiore, conferendo al prodotto finito una morbidezza molto piacevole. Così come per la decalcinazione, anche per questa fase serve immettere le pelli dentro al bottale in movimento.
La concia della pelle al vegetale
Esistono varie sostanze che permettono di impregnare la pelle al fine di impedirne la putrefazione. Vi sono i tannini naturali, i tannini sintetici, i sali di cromo, di alluminio o di zirconio, la formaldeide e gli oli di animali marini.
Fra tutte queste tecniche però, quella che noi di FP Pelletterie preferiamo è la concia al vegetale, la quale è sicuramente la più vicina all’artigianato puro, eseguito “come una volta”. A differenza delle altre lavorazioni, questo tipo di concia richiede molto più tempo, una maggiore conoscenza manuale e materiali 100% naturali.
Proprio per quest’ultimo motivo quella al vegetale è considerata la concia più sostenibile a livello ambientale, non utilizzando materiali inquinanti. Inoltre, questa tecnica è quella più antica, utilizzata come principale almeno fino alla fine del XIX secolo.
I tannini vegetali prendono il nome proprio dalla pianta da cui provengono, e i più conosciuti sono i tannini di sommacco, quelli di castagno, quelli di mimosa e quelli di quercia. La bellezza di un cuoio conciato al vegetale è il suo colore tendente al marrone e la sua caratteristica di cambiare tonalità durante gli anni.
Questa tecnica inoltre, come accade per tutti i nostri prodotti a marchio FP Pelletterie, permette di poter provare a rimuovere i graffi superficiali su di una borsa o su di un portafoglio, utilizzando della semplice crema naturale. Ciò non è invece possibile per tutti quei prodotti più artificiali ed economici, spesso verniciati al cromo.
Come detto la concia al vegetale ha una seria di punti deboli, come il processo di lavorazione molto lungo che può richiedere fino a 60 giorni, una forte capacità e conoscenza artigianale e delle ricette ben definite negli anni. Conciatori insomma, non ci s’improvvisa.
Essendo 100% naturale, sostenibile, non dannosa per l’uomo, e generando un prodotto di qualità, che sembra vissuto fin da nuovo, la concia al vegetale è sicuramente più costosa di quella al cromo. Diffidate dunque dai prodotti economici che si vantano di utilizzare tale tecnica.
Se l’Italia è la nazione fra le più gloriose e stimate per la concia della pelle, la Toscana è senza dubbio la più importante a livello regionale, con 567 imprese (prevalentemente a Santa Croce sull’Arno), su un totale di 1330 in tutta Italia.
A questi numeri segue il Veneto, con 489 imprese, la Campania con 179 e la Lombardia con 50. Ogni regione in Italia ha una sua specialità nella lavorazione del cuoio. Il Veneto si concentra ad esempio su pelle bovine di grande superficie, impiegate principalmente per l’arredamento e le automobili.
La Toscana è focalizzata invece in pelli bovine di media dimensione, utilizzate in larga parte per prodotti da pelletteria. La Campania è specializzata nella lavorazione di pelli ovine e caprine, destinate ad abbigliamento e calzature. Infine in Lombardia di lavorano fondamentalmente pelli caprine piccole, volte a pelletteria e calzature.